30 luglio, 2012
35.000 ANIMALI UCCISI OGNI ANNO PER REALIZZARE ABITI E GIOCHINI EROTICI IN PELLE
Da Aidaa riceviamo e pubblichiamo:
35.000 animali uccisi ogni anno la cui pelle viene utilizzata per la realizzazione di abiti e giochi erotici commercializzati nei sexi shop italiani compresi quelli che vendono i loro “prodotti” on line per un giro di affari di parecchi milioni di euro.
La maggior parte degli abiti in pelle utilizzati prevalentemente dagli amanti del bondage (che a volte preferiscono il lattice) e del sado-maso viene realizzato con pellame bovino che rappresenta circa il 75% del mercato, mentre il restante 25% del mercato è composto dai giochi erotici ed in particolare alcuni tipi di fruste sexi, manette ed altri giochi “espliciti” e qui seppure i materiali maggiormente utilizzati siano il lattice e l’eco pelle non mancano articoli realizzati in pelle sia di origine bovina,che di cane e gatto (ovviamente non confezionati in Italia il cui tra l’altro anche la commercializzazione è proibita).
Il mercato nazionale è fiorente del resto basta dare un occhiata ai siti internet per scoprire l’imponente offerta di questo tipo di prodotti in pelle il cui mercato si aggira annualmente sopra i 20 milioni di euro di cui oltre la metà attraverso vendite online. “E’ assurdo che ancora oggi si ammazzino 35.000 tra bovini, cani e gatti ogni anno per realizzare dei giochi e degli abiti erotici in pelle.
Certo mercato rappresenta una piccola parte del grande mercato del pellame animale ma di questa specifica situazione non si parla mai forse per pudore o forse perché non si è a conoscenza- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA- noi siamo qui a denunciare questo fatto e a chiedere a coloro che fanno uso di questi abiti e di questi strumenti di piacere e dolore erotico di puntare tutto sull’eco pelle in quanto gli animali la cui pelle serve per rivestire i loro giochi vengono crudelmente ammazzati ed il loro non è un dolore cercato come potrebbe essere per qualcuno degli utilizzatori ma
un dolore subito fino alla morte”.
Fonte: noncipossocredere
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