04 agosto, 2012

SE GLI ANTICHI GRECI PARTECIPASSERO ALLE MODERNE OLIMPIADI? RISULTATI A CONFRONTO





Come se la sarebbe cavata un atleta della Grecia antica se fosse improvvisamente catapultato alle Olimpiadi del 2012? Sarebbe stato più forte degli atleti moderni? Se l’è chiesto Slate, che ha provato a fare un confronto con i metodi di allenamento e la concezione dello sport che avevano gli inventori dei Giochi Olimpici.


Probabilmente, scrive Brian Palmer, non se la sarebbero passata poi troppo bene: forse avrebbero potuto reggere il confronto con gli atleti delle prime Olimpiadi moderne del 1896, come Phayllos di Crotone, che lanciò il disco a una distanza di 95 piedi ai giochi Pitici di Delfi, intorno al 500 a.C.. Nonostante la distanza sia approssimativa – gli antichi greci avevano come unità di misura i piedi umani – questo lancio l’avrebbe portato in finale contro l’americano Robert Garrett, che ai Giochi Olimpici del 1896 lanciò il disco a 96,5 piedi (poco più di 29 metri).

Bisogna anche considerare che gli atleti greci usavano un disco più pesante e che caricavano soltanto tre quarti di giro prima di lanciare, a differenza dei due giri e un quarto di oggi. Ma Phayllos non avrebbe avuto nessuna speranza contro un atleta del XXI secolo, visto che l’attuale record mondiale di lancio del disco supera i 243 piedi, ovvero più di 74 metri.

Gli storici sono riusciti a ricostruire anche i record olimpici stabiliti dagli antichi greci: nel salto in lungo c’è poca differenza tra ieri e oggi, 50 piedi, poco più di 15 metri. Molti classicisti presumono che si trattasse in realtà di un triplo salto, ma comunque il record classico è sorprendentemente vicino a quello attuale, nonostante le differenze nell’esecuzione.

Anche la preparazione atletica di allora non è in alcun modo paragonabile a quella odierna: gli atleti classici si allenavano soltanto per pochi mesi prima dei giochi e non esistevano eventi sportivi intermedi tra un’Olimpiade e l’altra (niente campionati, tornei, Mondiali e altre competizioni annuali a cui oggi partecipano tutti gli atleti professionisti). I filosofi e i medici dell’epoca raccomandavano agli atleti tenersi allenati giocando a rincorrersi, magari con un compagno sulle spalle per irrobustire i muscoli. Il sollevamento pesi era raro, perché gli allenatori del tempo guardavano con sospetto allo sviluppo di certi muscoli, convinti che questo potesse creare uno squilibrio nella forza dell’atleta.

I campioni sportivi della Grecia antica seguivano anche una dieta particolare, che includeva carni, formaggi e un grande consumo di fichi. Si faceva largo uso anche di fantomaci elisir, anche per “maledire” gli avversari.
Una sola cosa non è cambiata: ieri come oggi, la disputa sull’astinenza sessuale prima di ogni gara era un dibattito già molto acceso.

Gli antichi olimpionici, comunque, sarebbero già stati stanchi ancora prima di cominciare le gare, visto che dovevano camminare per ben 58 chilometri da Elea, la città che organizzava le Olimpiadi, fino alla sede dei giochi a Olimpia. Una bella differenza, rispetto alle odierne cerimonie d’apertura…

Nemmeno gli antichi atleti, tuttavia, erano degli stinchi di santi: uomini adulti con sembianze da ragazzini si infiltravano spesso nelle competizioni riservate ai più giovani e non erano rari i casi di veri e propri atti di violenza per sabotare la concorrenza: come quel lottatore passato alla storia a causa del suo  ”vizietto” di rompere le dita al suo avversario prima di ogni gara, o quel pugile che fu squalificato perché i suoi ganci erano troppo violenti persino per i giudici greci.

























Fonte: liquidamagazine

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