PERUGIA - Uno stabilimento della Perugina, di proprietà della Nestlè, ha fatto una proposta insolita ai suoi dipendenti. Infatti agli operai della fabbrica di San Sisto, vicino Perugia, è stato chiesto di abbassare le ore di lavoro da 40 a 30, in cambio la società ne avrebbero assunto i figli. Ma quello che è già stato definito il "patto tra generazioni" ha acceso una forte polemica, soprattutto da parte dei sindacati.
NON SOLO PERUGIA Non si fermerà a Perugia la proposta della Nestlè per una sorta di «patto generazionale» in termini di contratto di lavoro tra genitori e figli. «Se ci sono le condizioni verrà estesa anche ad altre realtà, per esempio agli uffici di Milano» dice all'ANSA Gianluigi Toia, direttore relazione industriale del gruppo Nestlè. «Non si tratta di un automatismo, la scelta è a totale discrezione del lavoratore o lavoratrice - afferma Toia - nel caso abbiano figli idonei».
«Non tutti se la sentono di continuare a lavorare fino a 67 anni, diciamo - spiega Toia - che la proposta è una diretta conseguenza della riforma Fornero». Se ci sono le condizioni, è lo stesso dipendente con un contratto di 40 ore, a proporre di lavorarne 30; in tal modo - prosegue il direttore delle relazioni industriali della Nestlè - si vedrà decurtato lo stipendio del 20% anzichè del 25%. Il figlio o la figlia, se considerati idonei, verranno assunti con un contratto a tempo indeterminato a 30 ore per iniziare. Insomma - dice Toia - in una famiglia entra uno stipendio e mezzo invece di uno. Tra molti lavoratori la proposta ha suscitato commenti positivi, anche sul web. Molti hanno detto «perchè no?».
PROTESTA CGIL La proposta di Nestle' di barattare i diritti dei lavoratori dello stabilimento Perugina di San Sisto, acquisiti negli anni, con una prospettiva di lavoro, comunque flessibile per i figli, e' ''assolutamente inaccettabile oltre che impraticabile''. La Flai Cgil l'ha gia' respinta al tavolo ufficiale in Confindustria, ''prima di tutto - si legge in una nota - perche' non risolverebbe né i problemi occupazionali, ne' quelli della fabbrica. Quello che serve realmente, e che il sindacato chiede da tempo, e' un piano pluriennale serio di rilancio dello stabilimento di San Sisto e non certo un improbabile scambio tra diritti, che peserebbe comunque tutto sulle spalle dei lavoratori". "Se Nestle' - continua la nota - vuole veramente guardare al futuro e favorire l'occupazione giovanile, lasci perdere queste uscite estemporanee, e realizzi investimenti, assumendo giovani lavoratrici e lavoratori, senza per questo penalizzare chi per anni ha costruito la ricchezza di questa fabbrica. Le guerre tra generazioni in stile Fornero non ci interessano.
Gli errori commessi in questi anni dal management non posso ricadere sempre sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori di San Sisto che non hanno certo responsabilita'''. ''Infine - conclude la nota - facciamo notare che a forza di processi di mobilita' e di riorganizzazione l'eta' media in fabbrica si e' talmente abbassata che nella stragrande maggioranza dei casi i figli dei dipendenti oggi sono minorenni e l'assunzione dei minorenni e' una pratica che siamo certi Nestle' non voglia adottare in nessuna parte del mondo''.
Fonte: leggo
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